Nel mondo del lavoro e della formazione, attraversato da trasformazioni rapide e spesso disarticolate, serve un nuovo spazio di confronto sistemico, non episodico. Il Net Forum, promosso da S3.Studium, nasce come infrastruttura relazionale, che mette in relazione soggetti pubblici e privati, territori, istituzioni, imprese, agenzie formative, per co-costruire politiche attive e dispositivi formativi che abbiano un senso condiviso e una direzione trasformativa. Non è un progetto, ma una postura: quella di chi non si limita a implementare strumenti, ma lavora sul significato delle transizioni.
SNCC: un laboratorio per dare forma al sistema delle certificazioni
Dentro questo spazio ha preso vita il laboratorio SNCC – acronimo di Sistema Nazionale di Certificazione delle Competenze – promosso da S3.Studium in collaborazione con AIF, AAIF e, per la tappa di Genova, con il contributo organizzativo e logistico di FOR. Il laboratorio si muove tra tre tappe ibride, in presenza e online, pensate non come eventi isolati, ma come snodi strategici: Salerno, dove si sono affrontate le tensioni tra norme, pratiche e bisogni reali; Genova, dove ci si è immersi negli strumenti e nella loro infrastruttura logica; e Roma, dove si restituirà e condividerà una proposta di sistema.
A Genova, la mattinata si è svolta nella sede di Confindustria Genova, nel cuore della città industriale. È stata una sessione di ascolto e confronto ad alta densità, in cui il laboratorio ha incrociato voci istituzionali e prospettive progettuali, analisi tecniche e provocazioni culturali. Dalla visione infrastrutturale dell’Atlante del Lavoro offerta da Stefania Camassa (INAPP) alla riflessione sistemica di Antonello Calvaruso, che ha invitato a leggere la tecnologia non come soluzione neutra, ma come espressione di un paradigma culturale, fino agli interventi di Sergio Bellucci e Giampiero Zito, che hanno ampliato lo sguardo ai processi di valorizzazione e alle potenzialità delle micro-credential, in un contesto segnato da mutamenti radicali.
Il pomeriggio, invece, ha rappresentato un momento generativo e operativo, dedicato alla community delle 250 agenzie formative che aderiscono al percorso di qualificazione promosso dal Net Forum. In modalità online, accompagnati da un intervento chiave di Elena Sposato, è stato messo a fuoco l’Atlante come dispositivo vivo, capace di tenere insieme contenuti, pratiche e persone. Il focus non era più solo comprendere lo strumento, ma iniziare a co-progettarne l’evoluzione, condividendo pratiche, criticità e visioni di senso.
Strumenti e tensioni del sistema
Parlare di strumenti – e in particolare dell’Atlante del Lavoro – non significa limitarsi a un’esplorazione tecnica. Significa interrogarsi sulle modalità con cui nominiamo e riconosciamo le competenze, sulla natura stessa dell’innovazione che vogliamo alimentare.
L’apertura di Stefania Camassa (INAPP) è stata precisa: l’Atlante non è solo un repertorio, ma un sistema informativo integrato, un’infrastruttura abilitante che connette qualificazioni, attività, risultati attesi, standard e contesti. È un dispositivo partecipato, aggiornato annualmente, pensato per sostenere la certificazione, l’orientamento, la progettazione formativa. Ma, come ha sottolineato Antonello Calvaruso, la tecnologia – anche quando è avanzata e ben progettata – non è mai neutra. Riflette un paradigma. E quel paradigma, se non è condiviso, rischia di diventare una torre di Babele. Questo è il vero nodo. Se l’Atlante diventa una mappa iper-dettagliata ma non praticabile, se si moltiplicano i micro-compiti e i descrittori senza una regia culturale comune, allora il sistema rischia di frammentarsi. Non per mancanza di strumenti, ma per eccesso di tecnicismo e carenza di visione.
Sergio Bellucci ha parlato di “ossimori culturali”, invitando a considerare la certificazione delle competenze non come una funzione amministrativa, ma come un processo sociale, un ponte tra presente e futuro, in un contesto dove l’Intelligenza Artificiale sta ridisegnando radicalmente il modo in cui produciamo valore, apprendiamo, lavoriamo. In questa prospettiva, le micro-credential non sono un vezzo da startup, ma potrebbero essere una risposta concreta alla domanda di personalizzazione, flessibilità e tracciabilità dei percorsi di apprendimento. Lo ha ribadito anche Giampiero Zito, insistendo sulla necessità di superare il mismatching informativo tra sistema formativo e mercato del lavoro. Non basta sapere cosa si sa fare: serve che questo sapere sia visibile, leggibile, interoperabile. E questo richiede standard, ma anche governance partecipata e manutenzione collettiva degli strumenti.
Così, la mattinata di Genova ha fatto emergere una tensione feconda: da un lato, il bisogno di precisione operativa, dall’altro la necessità di una visione condivisa del sistema. Il rischio non è la tecnologia in sé, ma l’adozione acritica di modelli che separano i mezzi dai fini, i contenuti dai processi, le regole dai valori. Il messaggio è chiaro: l’Atlante del Lavoro può essere una potente infrastruttura abilitante, ma solo se viene abitato come dispositivo relazionale, non solo come archivio normativo. Per farlo servono competenze, ma anche coraggio istituzionale e apertura progettuale. Ed è proprio in questa direzione che si è mosso il lavoro del pomeriggio.
Una definizione da co-costruire
Durante la diretta online del pomeriggio, dedicato alla community delle oltre 250 agenzie formative impegnate nei percorsi di qualificazione, che ha proseguito e amplificato il lavoro avviato nella sessione in presenza. Dopo l’intervento di Elena Sposato, l’incontro ha assunto i tratti di una riflessione profonda e sistemica sul significato di riconoscere le competenze e sulla responsabilità collettiva nel rendere davvero operativo il Sistema Nazionale di Certificazione delle Competenze. Attraverso l’Atlante del Lavoro – visto non solo come mappa, ma come dispositivo di lettura e progettazione – si è ragionato sulla necessità di sviluppare strumenti e metodi capaci di mettere in trasparenza gli apprendimenti informali e non formali, riconoscendoli come elementi essenziali nei percorsi di crescita delle persone. Il confronto ha evidenziato un momento di transizione: il sistema, uscito dalla sua fase fondativa, si trova ora nella condizione di dover diventare realmente funzionale, aperto e partecipato. E qui il richiamo forte di Sposato e Calvaruso: non si tratta solo di criticare il sistema o attenderne passivamente l’evoluzione, ma di assumerlo come strumento vivo, da co-costruire e alimentare.
Il pomeriggio è stato quindi un laboratorio a tutti gli effetti: non solo per condividere esperienze e criticità, ma per proporre un approccio più consapevole, orientato alla semplificazione senza banalizzazione, alla standardizzazione senza rigidità, all’uso degli strumenti istituzionali come infrastrutture comuni. Si è parlato di come l’Atlante – se assunto nella sua logica di processo – possa diventare un oggetto “abitabile”, in grado di guidare le pratiche di progettazione formativa, l’analisi dei fabbisogni, e le strategie di qualificazione del lavoro nei territori.
A chiusura del pomeriggio, è stato lanciato l’appuntamento di Roma: una tappa cruciale per il laboratorio SNCC, che sarà dedicata a consolidare quanto emerso nei primi incontri, restituendo sintesi e prototipi nati dalla pratica. A Roma verranno presentate le prime challenge e proposte operative emerse dalla community: strumenti per qualificare i mandati formativi, linee guida per la progettazione basata sui risultati di apprendimento, scenari per il rafforzamento delle reti tra agenzie, imprese e istituzioni. Sarà un momento di rilancio, volto a definire insieme le nuove coordinate del sistema di riconoscimento degli apprendimenti, mettendo al centro il cittadino e valorizzando le competenze come leva per lo sviluppo.
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