Davide Ferraro: «Con l’economia digitale la formazione continua è indispensabile»

«Il mercato del lavoro oggi è attraversato da importanti e repentini cambiamenti che stanno mettendo a dura prova sia i lavoratori che le aziende, l’evoluzione digitale, tecnologica, la globalizzazione e l’invecchiamento demografico. Stiamo entrando in un nuovo settore economico, il “quaternario”». Così Davide Ferraro, direttore generale di WinTime Spa. Al quale abbiamo chiesto possibili letture su cambiamenti ed evoluzioni del mercato del lavoro.

Se dovesse ridefinire i confini del mercato del lavoro, in che termini lo farebbe? 

«Sicuramente la sfida più importante che stiamo affrontando è quella di una nuova rivoluzione economica che sta comportando una crescente fusione tra il mondo digitale e quello fisico. L’intelligenza artificiale sta portando alla scomparsa di alcuni lavori tradizionali e ne sta creando di nuovi in settori come la robotica, l’analisi dei dati e l’informatica. Questo richiede un apprendimento costante e la capacità di adattarsi a nuovi strumenti e processi. La globalizzazione, inoltre, sta spingendo verso una polarizzazione del mercato del lavoro. La concorrenza sempre più esasperata ha spinto a politiche di delocalizzazione della produzione in Paesi con costi del lavoro più bassi. Fenomeno che ha avuto un impatto significativo su alcuni settori industriali, con conseguenti perdite di posti di lavoro nei Paesi sviluppati. Questo processo non solo sta ridisegnando il mercato del lavoro ma anche influenzando le economie. L’invecchiamento della popolazione, l’aumento delle competenze richieste per molti lavori, sta creando, d’altro canto, una carenza di manodopera qualificata in alcuni settori chiave. Siamo in una fase paragonabile a una accelerazione dell’espansione dell’Universo. Possiamo prevedere probabilisticamente la direzione di dove andremo ma non cosa troveremo e quali professionalità saranno necessarie».

Quali sono oggi, secondo lei, in termini di sostenibilità economica, le politiche del lavoro da incentivare? 

«La formazione in primis. Sostenere la formazione continua per permettere l’accrescimento delle conoscenze e quindi delle competenze è sicuramente lo strumento più immediato per ridurre sempre di più i gap che l’economia digitale sta creando. Il sostegno alla crescita dell’occupazione femminile che rappresenta un tema di equità sociale e anche una grande opportunità per contribuire a risolvere il più ampio problema della crescita economica, in particolar modo in contesti demografici, come il nostro, che stanno subendo importanti trasformazioni. La promozione di politiche per sostenere l’invecchiamento attivo, active ageing». 

Nel mercato del lavoro: innovazione fa rima con…?

«Rivoluzione delle competenze. L’innovazione tecnologica apre a nuove opportunità lavorative e crea importanti sfide per coloro che non hanno ancora sviluppato le competenze richieste. Per rimanere competitivi, i lavoratori devono continuamente aggiornare le proprie skill affacciandosi alla formazione continua, che però deve passare da una certificazione generica del Job Profile a una certificazione delle competenze distintive che il lavoratore deve possedere per svolgere le proprie mansioni. Lavorare su quelle soft skills dei lavoratori che permetteranno un rapporto non squilibrato tra automazione e identità e valore della singola persona».

I dati sull’occupazione femminile restituiscono la fotografia di un’Italia che non riesce a creare adeguate pari opportunità. Nella formazione e nell’aggiornamento delle risorse umane, qual è la tendenza?

«Il livello di occupazione femminile in Italia è tra i più bassi in Europa, questo divario persiste in maniera preoccupante, ostacolando la crescita individuale e collettiva dell’intero Paese. Una disuguaglianza, questa, che si manifesta in diverse sfere, con un impatto significativo soprattutto nel mondo del lavoro. L’obiettivo dell’empowerment femminile nell’ambito dell’istruzione, della formazione e del lavoro passa attraverso l’adeguamento e il potenziamento sia del sistema formativo che delle politiche per il lavoro, in un’ottica di genere. Il mondo delle risorse umane può contribuire a tessere la parità di genere nelle dinamiche aziendali, creando ambienti di lavoro rispettosi, sostenibili e inclusivi. L’obiettivo è di costruire ponti e non barriere, attraverso politiche che consentano di raggiungere la piena consapevolezza che il valore professionale di una donna rimane inalterato al di là delle sue scelte personali. Le sfide più difficili come la discriminazione e la violenza di genere richiedono un impegno incessante verso la sicurezza e il benessere per creare spazi sicuri, risorse e processi chiari. Tutti dobbiamo farci portavoce dell’empowerment femminile e dell’uguaglianza di genere, non solo come obiettivo globale da raggiungere ma soprattutto per creare possibilità, a chi ancora non ne ha avute o le ha perse, di potersi esprimere e contribuire con la propria professionalità e creatività alla crescita aziendale e non solo. Affrontare queste sfide significa costruire un mondo, dove tutti, indistintamente, hanno le stesse opportunità di realizzarsi e di contribuire al benessere dell’intera collettività».

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