Fernanda D’Amore: «Con un approccio integrato puntiamo a colmare il gap di genere»

Fernanda D’Amore è la direttrice di Civita srl, ente di formazione e innovazione con base a Catania che si rivolge alle aziende con l’obiettivo di promuovere l’apprendimento come processo innovativo, continuo e non occasionale. «Fare formazione aziendale – inizia col dire Fernanda D’Amore – significa riconoscere che l’apprendimento è un processo continuo e integrato nel ciclo di vita lavorativa di ogni persona. In un contesto economico e tecnologico caratterizzato da cambiamenti rapidi e profondi, le competenze richieste dalle aziende evolvono costantemente. È dunque necessario adottare approcci flessibili che permettano un aggiornamento continuo (upskilling) e una riqualificazione profonda (reskilling) delle competenze dei lavoratori. Il blended learning, che unisce formazione in aula e online, si è affermato come uno dei modelli più funzionali, perché coniuga i vantaggi dell’interazione diretta con la praticità e l’accessibilità dell’e-learning».

Quali sono, a suo avviso, le politiche del lavoro efficaci e quali quelle che generano un divario tra domanda e offerta?

«Le politiche attive del lavoro in Italia mirano a favorire l’occupazione attraverso un approccio integrato che combina orientamento, formazione e incentivi alle assunzioni. Un esempio emblematico di questa strategia è il recente programma Gol che offre un percorso personalizzato per milioni di disoccupati e beneficiari di sostegni al reddito. Questo percorso ha già consentito a un alto numero di partecipanti di accedere al mercato del lavoro. Il programma di Garanzia Giovani, inteso come applicazione della Youth Guarantee europea, si è consolidato nel tempo offrendo attività di orientamento, formazione e tirocini. Tale strumento è riuscito a coinvolgere un gran numero di giovani, in particolare quelli che non erano attivamente inseriti nel mercato del lavoro, con una percentuale rilevante di giovani che, al termine dei percorsi, trovano impiego stabile o apprendistato, sebbene il fenomeno sia ancora caratterizzato da un significativo divario geografico, soprattutto in aree del Sud. Nel contesto del Mezzogiorno, le politiche attive assumono una valenza strategica, in quanto il divario occupazionale con il resto del Paese è ancora marcato. Per ridurre queste disparità, molte regioni meridionali hanno sviluppato piani attuativi specifici che integrano le misure nazionali con interventi territoriali mirati. Tra questi, spicca l’adozione di agevolazioni contributive rivolte esclusivamente alle imprese del Sud, finalizzate a ridurre il costo del lavoro e ad attrarre investimenti». 

Donne e lavoro. Il gap di genere e come colmarlo. Quali possibilità offre la formazione?

«La formazione che mira a colmare il gap di genere non si limita a trasmettere conoscenze tecniche, ma crea un ecosistema di supporto che rafforza le capacità individuali, stimola il networking e favorisce la cultura dell’inclusione. Investire in questi percorsi significa dotare le donne degli strumenti necessari per emergere in un mercato del lavoro competitivo, contribuendo a creare ambienti lavorativi più equi e innovativi. È necessario, dal mio punto di vista, adottare un approccio integrato che agisca su più fronti, sia a livello culturale che strutturale. Interventi coordinati che promuovano l’educazione all’uguaglianza, che facilitino una migliore conciliazione tra vita privata e lavorativa, e che assicurino la trasparenza retributiva e incentivino la presenza femminile in ruoli di responsabilità».

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