«Dopo aver frequentato economia aziendale alla Bocconi, nel 1993 ho iniziato a collaborare per società di consulenza che sostenevano progetti di internazionalizzazione di Pmi lombarde con finanziamenti pubblici. Nel ’97 all’interno di un team di consulenti ho incontrato il mondo degli enti di formazione. Ho collaborato con enti e associazioni, ho seguito e coordinato l’attività di formazione finanziata all’interno di un consorzio confindustriale e partecipato allo start-up di due società di consulenza. Nel 2005 ho costituito Aquis». Paola Funari racconta il suo percorso.
Perché ha deciso di dedicarsi alla formazione?
«Fin da studentessa e grazie a professori di valore avevo percepito l’importanza del cambiamento che apporta il trasferimento di conoscenze e competenze. Quando la professione di fundraiser che avevo intrapreso ha incrociato il mondo della formazione, ho pensato di poter mettere a sistema il mio know-how con questo interesse».
Quali caratteristiche occorrono per lavorare in questo ambito?
«Chi si occupa di formazione finanziata ha due “nature”, entrambe necessarie: Una votata alla formazione, che ha lo scopo di individuare i reali fabbisogni formativi dei dipendenti in funzione degli obiettivi aziendali, progettare percorsi formativi efficaci per soddisfare tali bisogni, scegliere il giusto docente per ogni gruppo classe che utilizzi la metodologia formativa più adeguata. L’altra dedicata e a supporto della completa ricerca, corretta richiesta, precisa gestione e ottima rendicontazione del finanziamento economico che sostiene la formazione stessa. La prima richiede capacità di ascolto, osservazione, sensibilità, adattabilità e a volte anche creatività; la seconda necessita di organizzazione, tecnicismi, studio, precisione e metodo».
Cosa non può mancare a un progetto di formazione?
«Chiarezza dell’obiettivo da raggiungere da parte della committenza; individuazione dei fabbisogni reali di formazione; precisa scelta progettuale dei corsi necessari, della corretta durata e della adeguata metodologia formativa; ingaggio dei destinatari della formazione; corretta scelta del docente per quel gruppo classe; adeguata organizzazione della tempistica e della logistica; scelta del giusto materiale-strumento didattico. Per un progetto finanziato occorre poi una seria gestione burocratica e una precisa rendicontazione delle spese».
Quale esperienza della sua carriera ricorda con particolare piacere?
«La complessa erogazione di dieci corsi contemporanei in un’azienda metalmeccanica la vigilia di Natale, le insolite richieste didattiche di un’importante società di pompe funebri oppure la coda notturna autogestita davanti alla sede della Regione Lombardia per consegnare i primi progetti Fse con tanto di tende e distribuzione di caffè. E ancora, quel corso di sicurezza in un’azienda tessile erogato con infografiche a discenti stranieri poco avvezzi alla lingua italiana».
Cosa dovrebbero fare le istituzioni locali e nazionali affinché la formazione sia sempre più efficace e produca miglioramenti effettivi?
«Auspico un maggior ascolto da parte delle istituzioni dei reali fabbisogni formativi delle imprese, una maggior libertà ed elasticità di fruizione dei finanziamenti, un alleggerimento di vincoli burocratici e formalismi a favore di strumenti snelli e flessibili, una maggior velocità nelle valutazioni, nei controlli e nei rimborsi dei contributi alle imprese e agli enti di formazione».
Leggi anche..
Aquis, da vent’anni un flusso continuo di formazione «su misura» e «a catalogo»