Smart working e PA, ritorno al passato

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La PA fa un passo indietro: ritorno al passato

Smart working e PA, ritorno al passato: è finito l’esperimento? Il Dipartimento della Funzione Pubblica ha deciso di fare un passo indietro sullo smart working e ritornare alla vecchia “normalità”. L’obiettivo che si sta ponendo è quello di ribaltare la logica emergenziale.

Per il Ministro Renato Brunetta questo significa tornare alla modalità in presenza, lasciando lo smart working come un’eccezione. Anzi, ha spiegato il Ministro della PA Brunetta, il ritorno in ufficio dovrebbe dare anche una spinta al Pil dell’Italia.

Il superamento della normativa emergenziale varata durante il governo Conte-2 era stato già avviato a fine aprile con il Dl 56/2021.

Visti gli articoli 77 e 87 della Costituzione; Ritenuta la straordinaria necessità e urgenza di provvedere alla proroga e alla definizione di termini di prossima scadenza, al fine di garantire la continuità dell’azione amministrativa, nonché la vigenza di alcune misure correlate con lo stato di emergenza epidemiologica da COVID-19; Vista la deliberazione del Consiglio dei ministri, adottata nella riunione del 29 aprile 2021; Sulla proposta del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze

Smart working e PA: bisogna superare la “vecchia” logica dualistica

L’azione messa in campo dal Dipartimento della Funzione Pubblica e dal Ministro Brunetta rappresenta alcune questioni da affrontare. Il primo problema da portare a coscienza è che fino ad oggi abbiamo usato i nuovi strumenti digitali per lavorare, insegnare e apprendere, utilizzando vecchi schemi o modelli mentali. Anzi, nella maggior parte dei casi, le differenti sperimentazioni sono state lette e messe in pratica attraverso vecchie lenti, generando diverse idiosincrasie e cattive interpretazioni.

Abbiamo constatato la confusione che c’è stata tra “smart working” e “telelavoro”, tra “Formazione A Distanza” e “teledidattica”. Abbiamo creato e inventato 10.000 nomi per spiegare uno stesso fenomeno o una stessa funzionalità di una piattaforma o di uno strumento. Tutte cose ovvie quando si ha a che fare con qualcosa di nuovo. Perché, diversamente da quanto alcuni guru ci fanno credere, le novità e le innovazioni non sono così facili da comprendere. Sia per chi è favorevole sia per chi è contrario.

Un oggetto innovativo o un fenomeno nuovo non possono pretendere di avere subito un significato o un senso ben specificato. E soprattutto questi non possono essere dati attraverso vecchi schemi mentali.

Trovo inoltre semplicistica, oltre che “vecchia”, la logica dualistica che in questo caso tende a mettere in due angoli separati il lavoro “a distanza” e quello “in presenza”. Dato che l’unica “non” presenza che riscontro in molti casi è la grande assenza dei giovani nel mondo del lavoro.

Il problema è l’assenza dei giovani, non lo smart working

Il passo indietro fatto dal Dipartimento e dal ministro forse è frutto non di una mancanza di visione, ma soprattutto dell’assenza di una classe dirigente giovane. Mancano giovani, ben formati e competenti, che supportino realmente l’innovazione. Giovani non assoggettati né all’iper-specializzazione, né ai vecchi schemi mentali e che quindi sappiano trattare e comprendere le innovazioni.

Forse solo così si potrà superare la logica dualistica e introdurre realmente lo smart working, definendo nuovi modelli organizzativi. Anzi un nuovo modo di relazionarsi e comunicare nei contesti lavorativi.

Questo significa che è inutile pensare in maniera alternativa il lavoro a distanza o il lavoro in presenza, dove l’uno esclude l’altro. Oppure pensare in maniera semplicistica ad una “situazione ibrida”: lavoro a distanza e/o lavoro in presenza. Perché questi sono schemi di un tipo di pensiero e di un modo di pensare “vecchio”.

Bisogna iniziare a pensare in modo “nuovo”, inserendosi con il proprio pensiero all’interno della complessità. Proprio all’interno di questa complessità sia la “presenza” che la “distanza” possono assumere molteplici significati e, se contestualizzati, diversi sensi.

Più che parlare di cosa sia meglio, tra lavoro in presenza e lavoro a distanza, mi sforzo di immaginare un nuovo mindset che possa accompagnare le nuove innovazioni organizzative. Ma, per scoprire e inventare qualche cosa che ancora non c’è, bisogna fare tante sperimentazioni. Non c’è altro modo che l’uomo conosca. Il nuovo arriva solo esercitandosi attraverso prova ed errore.

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