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Armonia delle prospettive

di Giulia Calvaruso
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Intervento di Paola Nicastro al Workshop di Capri (15-16-17 maggio 2025)

Desidero aprire il mio intervento con un sentito ringraziamento ad Antonello Calvaruso e a tutti gli organizzatori: le giornate trascorse a Capri sono state davvero straordinarie. Se la partecipazione è rimasta costante e attenta fino alla conclusione dei lavori, probabilmente lo si deve anche al fascino del contesto, che ci ha permesso di affrontare nel migliore dei modi giornate di lavoro intense, ricche di significato e stimoli.

Sviluppo Lavoro Italia svolge il ruolo di cerniera tra il Ministero del Lavoro e le Regioni, con il compito, non semplice, di contribuire – insieme alle Regioni stesse – all’attuazione delle politiche governative e regionali nel modo più armonico e coerente possibile. Non a caso il titolo del mio intervento fa riferimento all’Armonia delle prospettive.

È evidente come il nostro Paese si configuri secondo geometrie variabili, spesso descritto come un sistemo economico-sociale “a due, se non a tre velocità”, caratterizzato da disomogeneità territoriali. È vero che nel Mezzogiorno le criticità risultano più marcate, ma non si può affermare, in maniera generalizzata, che il Sud rappresenti sistematicamente il fanalino di coda. Nel Meridione esistono, infatti, esperienze virtuose, politiche efficaci e sperimentazioni che hanno generato risultati concreti e positivi.

Si tratta, certo, di esperienze la cui realizzazione a volte si scontra con complessità di diversa natura, anche a causa di contesti produttivi profondamente differenti rispetto a quelli di altre aree del Paese. 

Un ulteriore nodo critico è costituito dal fenomeno della disoccupazione di lunga durata, spesso intrecciato a dinamiche di lavoro irregolare. Non di rado, infatti, le persone formalmente disoccupate da lungo tempo non sono completamente escluse dal mercato del lavoro, ma possono essere coinvolte in forme di occupazione sommersa. Si tratta di una questione complessa, che richiede un’azione condivisa e un’attenzione particolare da parte di tutte le istituzioni coinvolte.

Tra gli ambiti di intervento su cui intendiamo agire con decisione, vi è poi quello della diffusione dell’informazione. Ancora oggi, sorprendentemente, si incontrano persone che ignorano l’esistenza degli ITS, o meglio degli ITS Academy, e le opportunità da esse offerte. Questo dato, per quanto possa apparire incredibile a chi opera da anni nel settore, costituisce un chiaro indicatore dell’urgenza di rafforzare la comunicazione e la conoscenza.

Tutto ciò conferma che la direzione intrapresa da Sviluppo Lavoro Italia – in coerenza con le linee guida espresse dal Ministero – è quella corretta: portare conoscenza, strumenti e opportunità direttamente alle persone. Stiamo, infatti, investendo in modo significativo, anche attraverso iniziative itineranti, per promuovere la conoscenza di strumenti e occasioni concrete a disposizione di giovani, donne e cittadini in generale.

Il futuro con l’AI

Per quanto concerne l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale, possiamo affermare di guardare con favore al suo impiego. Parlo in prima persona, ma anche a nome di molti colleghi: crediamo nel potenziale dell’IA. Naturalmente, ciò non significa assumere un atteggiamento ingenuo o eccessivamente disinvolto nei confronti dello sviluppo tecnologico; al contrario, siamo convinti che consapevolezza e responsabilità siano decisive per affrontare senza timore le sfide del futuro.

Gli studi sul tema – non solo di nostra produzione, ma anche derivanti da esperienze internazionali e nazionali – restituiscono una visione articolata. Un recente contributo della Banca d’Italia, che adotta una metodologia sviluppata dal Fondo Monetario Internazionale, ha evidenziato sì, un rischio potenziale di sostituzione di alcune professioni, ma ha messo in luce, con pari forza, il tema della complementarità delle competenze, dell’integrazione tra profili e dell’evoluzione delle mansioni attualmente esistenti.

Per questa ragione, ritengo fondamentale adottare una visione orientata agli aspetti positivi. Ad incoraggiare questo approccio è anche una recente indagine dell’ISTAT, che ha effettuato una valutazione comparativa tra imprese che avevano introdotto, per la prima volta, tecnologie anche riconducibili a soluzioni di intelligenza artificiale nei propri processi e aziende che non le avevano mai utilizzate. I risultati mostrano che le prime hanno registrato un incremento di fatturato fino al 10% e una crescita dell’occupazione fino al 9%.

D’altra parte, dobbiamo riconoscere che ad oggi non disponiamo ancora di un ampio corpus di evidenze sistematiche, probabilmente a causa della scarsa diffusione dell’IA nel tessuto produttivo nazionale. Tuttavia, allo stato attuale, non vi sono nemmeno elementi che dimostrino l’esistenza di una perdita sistemica di occupazione causata dall’intelligenza artificiale. Ciò premesso, è chiaro che lo sviluppo tecnologico debba essere governato, compreso e introdotto in modo consapevole.

L’ambito su cui stiamo lavorando con maggiore convinzione, oltre all’applicazione dell’IA nei processi interni, è quello dell’anticipazione dei fabbisogni futuri delle imprese. Questa capacità previsionale è la chiave per orientare efficacemente la formazione e l’investimento nel capitale umano.

Sotto molti aspetti, il tempo dell’adozione è già scaduto: chi oggi si avvicina per la prima volta all’applicazione dell’intelligenza artificiale lo fa oltre la soglia del momento critico. Tuttavia, possiamo ancora agire con tempestività per anticipare ciò che sarà necessario in futuro, attraverso interventi mirati di formazione, orientamento e politiche attive, costruiti attorno alle competenze e ai bisogni emergenti.

A mio avviso, questa è la sfida cruciale da affrontare e vincere. In caso contrario, rischiamo di essere travolti dai cambiamenti, incapaci di adeguarci alla velocità dell’evoluzione tecnologica. Vi sono tuttavia segnali incoraggianti: stanno emergendo nuove figure professionali e si stanno delineando in maniera sempre più chiara nuove esigenze connesse alle modalità di svolgimento delle prestazioni lavorative. 

Vorrei concludere con una riflessione, seppur rapida, sul concetto di impatto. Personalmente, sono particolarmente sensibile alla cultura della valutazione, un’attitudine probabilmente maturata durante la mia esperienza all’INAPP.

Ritengo che la discontinuità delle politiche ostacoli una valutazione efficace degli interventi. Spesso manca persino il tempo necessario per sperimentare le misure in modo da verificarne gli effetti. Qualora un nuovo esecutivo, una volta insediato, proceda immediatamente alla revoca delle politiche adottate in precedenza per sostituirle con nuove misure, risulta evidente il rischio di una perdita significativa in termini di apprendimento istituzionale e continuità degli interventi. Anche se accanto a ciò è pur necessario riconoscere l’esistenza di politiche la cui attuazione si sarebbe potuta – e forse dovuta – evitare sin dall’inizio; in tali casi, una valutazione ex post risulterebbe persino superflua. Senza entrare nel merito delle singole misure, ritengo dunque opportuno riconoscere che l’attuale Governo ha operato scelte condivisibili nel sostituire alcune di queste politiche.

Infine, credo sia altresì fondamentale valorizzare il tema della valutazione anche in ambito formativo. Non si tratta di temere un giudizio, quanto piuttosto di utilizzare la valutazione come strumento costruttivo per migliorare la qualità di programmi, piani e attività formative. L’obiettivo non è attribuire voti, ma fornire elementi concreti per potenziare l’efficacia degli interventi, rafforzare il sistema e generare un impatto reale sull’occupabilità delle persone.

Per guardare l’intervento di Paola Nicastro al Workshop di Capri 2025

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