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Convergenze – Strategie di Integrazione

di Giulia Calvaruso
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Intervento di Gianfranco De Simone al Workshop di Capri (15-16-17 maggio 2025)

Riprendendo alcuni punti già trattati in precedenza mi preme sottolineare l’importanza della necessità di disporre di momenti come questo offerto da Net Forum per creare uno spazio stabile di coordinamento tra i diversi attori coinvolti. È fondamentale poter contare su un luogo in cui istituzioni, fondi, territori e imprese possano lavorare insieme alla definizione condivisa delle politiche e dei dispositivi chiamati a governarle.

Il modello a cui guardiamo — come già accennava Paolo Mora — è quello di una governance chiara, fondata su poche ma solide linee guida, in grado di offrire orientamento strategico, coerenza operativa e al contempo flessibilità attuativa. Un modello che consenta di allineare le azioni dei diversi soggetti senza irrigidirne il contributo specifico, promuovendo una vera convergenza funzionale al servizio dello sviluppo del capitale umano e della competitività dei sistemi produttivi.

Occorrono obiettivi chiari e condivisi, capaci di orientare l’azione complessiva del sistema, ma è altrettanto fondamentale che i dispositivi attuativi siano flessibili, per consentire a ciascun attore, nell’ambito delle proprie specificità, di operare efficacemente. Solo così si potranno governare le grandi eterogeneità che caratterizzano il nostro Paese: differenze territoriali, settoriali, dimensionali e legate ai fabbisogni formativi delle imprese.

In questo scenario, i fondi interprofessionali sono chiamati a svolgere un ruolo da protagonisti e, con le dovute condizioni, potrebbero diventare attori effettivi di un rinnovato sistema di politiche attive del lavoro. Un sistema al quale potrebbero portare in dote la loro prossimità al tessuto produttivo, la capacità di ascolto e di risposta ai fabbisogni reali delle imprese e l’esperienza accumulata nel promuovere formazione continua di qualità.

In questa visione re-immaginata all’insegna delle convergenze, diventa evidente che occorre anche affrontare alcune criticità strutturali a monte, che riguardano direttamente l’operatività dei fondi interprofessionali. I destinatari ultimi degli interventi dei fondi, infatti, sono le lavoratrici e i lavoratori, ma l’interlocutore diretto è l’impresa. I fondi orientano tutta la propria operatività perché agevoli il dialogo con l’impresa.

Il nostro modello operativo si fonda sul fatto che è l’impresa, attraverso gli enti di formazione accreditati, a definire i propri fabbisogni, a individuare i destinatari e a strutturare, insieme al fondo, un piano formativo coerente con le esigenze produttive e organizzative. A quel punto, si realizza l’intervento formativo sui lavoratori.

Per questo motivo, l’interlocuzione con il sistema delle imprese è per noi centrale. È proprio lì che si intercettano i segnali del cambiamento, si rilevano le esigenze concrete e si rende possibile un disegno efficace delle politiche formative.

Il ruolo dei Fondi nelle politiche attive del lavoro

Per avere un ruolo attivo nel nuovo ecosistema delle politiche attive, i fondi devono far leva su questa capacità di dialogo con le imprese agendo come ponte tra le loro esigenze e i diritti di crescita professionale delle persone, valorizzando al massimo l’efficacia dell’intervento formativo e orientandolo a obiettivi di utilità, occupabilità e competitività. 

Storicamente, il baricentro delle politiche attive del lavoro si è concentrato sull’individuo, considerato come destinatario diretto degli interventi. Il sistema di norme che regola i fondi interprofessionali, invece, impone che gli unici individui destinatarie dei propri interventi siano i lavoratori occupati nelle imprese aderenti o coloro che lo saranno a breve (disoccupati o inoccupati in corso di assunzione). 

È difficile ipotizzare per i fondi un ruolo più ampio o integrativo nel nuovo sistema delle politiche attive, senza interventi normativi che ne amplino il raggio d’azione, anche valorizzando la capacità di intercettare il fabbisogno reale e rendendo flessibili le modalità con cui operano.

In parallelo va garantito che possano svolgere ancora meglio ciò per cui sono stati originariamente concepiti, ovvero sostenere la formazione continua in stretta connessione con i cambiamenti nei modelli organizzativi, tecnologici e nei sistemi produttivi. Dunque, è necessario interrogarsi su quali risorse debbano essere mobilitate per consentire ai fondi di svolgere eventuali ruoli aggiuntivi e diversi rispetto alla promozione della crescita professionale di chi in azienda lavora già. È un punto imprescindibile se vogliamo davvero favorire una reale integrazione tra le istanze delle imprese e gli obiettivi delle politiche pubbliche. I fondi possono agire come cerniera tra il mondo produttivo e quello istituzionale, ma solo se vengono messi in condizione di farlo pienamente.

Il contributo che i fondi possono offrire al sistema è dunque significativo, ma per essere effettivamente valorizzato serve un intervento coordinato.

Solo in una logica di governance condivisa e di cooperazione strutturata tra i fondi stessi e gli attori istituzionali — in particolare le Regioni, i Ministeri competenti e le agenzie tecniche — sarà possibile chiarire quali funzioni aggiuntive i fondi possono eventualmente assumere, quali aspettative sono realistiche, e quali modifiche normative, regolamentari e di programmazione economica sono necessarie per permettere loro di assolvere efficacemente questi nuovi compiti.

In tal senso, la convergenza si traduce nella costruzione di una cornice di regole e responsabilità flessibili ma coerenti, capace di attivare tutto il valore aggiunto che i fondi rappresentano in termini di prossimità alle imprese, capacità di ascolto dei fabbisogni, e rapidità di risposta.

Guarda l’intervento completo dei gruppi di lavoro al Workshop di Capri 2025.

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